Due volte Campionessa italiane FIDAL Specialità: corsa montagna Categoria: cadette 2005 e cadette 2006 Luoghi: 2005 Prosto di Piuro (SO) – 2006 Moggio Udinese
Buongiorno Alessandra. Partiamo da quel 21 maggio 2006, campionato italiano di corsa in montagna categoria cadette. Siamo a Moggio in un pomeriggio piovoso. La gara è organizzata dal GAM, la tua società, quindi corri in casa- Ti presenti alla partenza come favorita visto che eri campionessa in carica- Insomma non mancavano i motivi di tensione…alla fine vinci il titolo, arrivando da sola al traguardo in una piazza gremita dalla tua gente, raccontaci le tue emozioni.
Certo, la tensione era tanta. Innanzitutto perché sapevo cosa mi aspettava, vista l’esperienza dell’anno prima a Prosto di Piuro. Sapevo che le avversarie mi avrebbero dato del filo da torcere, ma ero molto tesa soprattutto perché uscivo da un brutto periodo di influenze, molta fatica negli allenamenti e scarsi risultati (abbiamo poi scoperto che era colpa della mononucleosi). La voglia di vincere, e conquistare un altro titolo proprio in casa, era però tanta e ce l’ho messa tutta, sono arrivata al traguardo stremata, ma vedere la gioia negli occhi dei miei genitori, del mitico Gino e di tutta la squadra mi ha fatto dimenticare all’istante tutta la fatica.
I tuoi inizi; sei originaria di Forni Avoltri, una zona di grande tradizione sportiva. Ricordi di quella prima fase? Quando hai capito che lo sport era la strada giusta?
Sono cresciuta respirando sport. Ho iniziato con lo sci alpino (avendo papà e fratello maestri di sci era d’obbligo), ma ho presto capito che non faceva per me. Sono quindi passata allo sci di fondo e lì è nato l’amore per la fatica fisica. La preparazione atletica all’inverno mi ha poi avvicinata alla corsa, per cui capivo di avere più talento. Quello che più mi interessava però, oltre ai risultati, era il fatto di poter stare assieme agli amici durante gli allenamenti, le gare e le trasferte.
La tua famiglia, il papà e la mamma, sono stati importanti nelle tue scelte sportive? In che modo?
Fondamentali, senza di loro nulla sarebbe stato possibile. Mi hanno accompagnato con pazienza a tutti gli allenamenti e a quasi tutte le gare, nonostante gli impegni lavorativi. Con mio papà ho corso Km su Km per i boschi di casa. Mi seguiva con la bicicletta comunicandomi i tempi e stimolandomi a fare sempre meglio. Quando ho deciso di smettere di correre, nonostante fossero molto dispiaciuti, hanno compreso la mia scelta e non mi hanno mai giudicata o forzata, e io ho sempre apprezzato molto il fatto che abbiano rispettato ogni mia scelta.
La corsa in montagna è uno sport di fatica, dove trovi fango, freddo, a volte anche la neve , non si direbbe un ambiente adatto ad una ragazzina… eppure…
Le sfide e la fatica mi hanno sempre appassionata. Più le condizioni erano difficili e più mi caricavo, la corsa in montagna era proprio uno sport adatto a me. Adoravo i sentieri nei boschi, le radici da saltare, il fango, la ghiaia e le frenetiche corse in discesa. Essendo cresciuta in mezzo ai boschi, nelle tracce e nei sentieri ero a mio agio.
-Le sconfitte nello sport sono di gran lunga superiori alle vittorie. Tu come vivevi le sconfitte? Quanto sono state importanti nelle tue vittorie? Raccontati una sconfitta che ti ha lasciato un segno…
Sicuramente perdere non è piacevole, ma le sconfitte fanno parte del gioco e sono necessarie per una corretta crescita sportiva. Ho sempre avuto un grande rispetto per le mie avversarie e molte di esse sono diventate care amiche. Dopo un primo momento di sconforto e delusione, ho sempre analizzato il risultato a mente fredda e vissuto la sconfitta come uno stimolo a migliorare. Non posso dimenticare i campionati italiani di corsa in montagna del 2007 a Serle, che avevo preparato con tante aspettative subendo però una bella batosta.
Oggi a distanza di più 15 anni, che effetto ti fa vedere sul sito internet del GAM la prima pagina con la tua foto del 2006, sul podio con la medaglia d’oro al collo? Ti emoziona ancora?
Provo un po’ di nostalgia, ma anche orgoglio per tutto il lavoro fatto per salire su quel podio. Spesso ripenso ai più bei momenti della mia vita sportiva e sicuramente la gara di Moggio è stata uno di quelli.
Ti sei laureata nelle professioni sanitarie, complimenti! Conciliare gli studi con la vita da atleta non è affatto semplice, le domeniche passate sui campi di gara e poi l’indomani magari il compito in classe di matematica. Quale la tua esperienza? Sport e studio, possono convivere?
E’ un percorso impegnativo. Ogni tanto tornavo a casa tardi e dovevo ripassare per le verifiche e i compiti in classe, anche se non vedevo l’ora di mettermi a letto. Per fortuna spesso capitava che con i compagni ci confrontavamo e interrogavamo a vicenda sulle varie materie, in più occasioni Erica mi ha aiutato con la matematica prima o dopo gli allenamenti.
Oggi sei mamma. Quale può essere il ruolo dello sport nella crescita dei tuoi figli? Meglio lo sport agonistico oppure semplice divertimento? Essere figlio/a d’arte nello sport aiuta?
Credo che far praticare sport ai propri figli sia importantissimo. Impiegare il proprio tempo libero nello sport, divertirsi e confrontarsi, tenersi in forma, e allenarsi sono tutte attività fondamentali per la crescita di un bambino. Il mondo dell’agonismo è certamente molto stimolante, più impegnativo, e può dare grandissime soddisfazioni. La cosa più importante, però, credo sia svolgere l’attività che più piace, anche se magari non si riesce a primeggiare. Lo sport è in ogni caso una bellissima palestra che ti tempra il fisico e il carattere, facendoti crescere e preparandoti ad affrontare gli ostacoli che dovrai affrontare nella vita. Avere un genitore o fratello che ha praticato o pratica sport sicuramente può darti un piccolo vantaggio, specie a livello giovanile. Poi sicuramente farà carriera solo chi ha qualcosa in più, e ci sono moltissimi altri fattori oltre alla genetica.
Il Gruppo Atletica Moggese festeggia il 50°anniversario di fondazione. Un tuo pensiero.
Sono molto felice che la Moggese continui nelle sue attività e che ci sia un bel gruppo di nuove leve. Essere stata parte di quel gruppo è motivo di orgoglio, non smetterò mai di ringraziare tutti i membri della società e in particolare il grande Gino Pugnetti che mi ha “scovata” e avvicinata a questo meraviglioso sport.
Cosa ti senti di dire ai ragazzi del G.A Moggese che oggi si avvicinano allo sport ?
Prima di tutto di divertirsi e di mettere passione in tutto quello che fanno. Di prendere il meglio da ogni situazione, di non mollare anche se gli allenamenti sono duri o le salite infinite, o se alle volte le gare non vanno proprio come ci si aspettava. Questo sport insegna principalmente una cosa, non mollare! Se poi dovessero come me decidere di smettere, gli resterà comunque un bellissimo ricordo, molti amici e una lezione di vita.